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STORIA

Un aneddoto vuole che il giovanissimo operaio Giuseppe Marini (era nato nel 1884), non certo ricco, si trovi a decidere se comprarsi un abito nuovo o acquistare l’occorrente per fabbricarsi da sé una bicicletta.
Propende per la seconda scelta, e questo cambierà la sua vita e, col tempo, quella di un’intera comunità e quella del panorama di un vasto settore industriale.

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Gli inizi

Nel 1899 il giovanissimo operaio Giuseppe Marini diede il via a quella che sarà la sua carriera di costruttore e imprenditore acquistando l’occorrente per fabbricarsi da sé una bicicletta.

Nel 1909 la ditta ottenne la Medaglia d’Oro alle Esposizioni Riunite di Firenze. Nel 1910 bissò tale riconoscimento a Parigi, in occasione dell’Esposizione delle Industrie Moderne.
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I primi motori

Giuseppe Marini aveva iniziato ad applicare alle sue biciclette motori monocilindrici da 122,5 cc a due tempi, funzionanti con miscela di benzina e olio di propria fabbricazione (poi si costruirono motori da 175 cc. raffreddati prima ad acqua e in seguito ad aria).
Nel 1925, la produzione motociclistica della Marini fu esposta al Salone dell’Auto nell’ambito della Fiera Campionaria di Milano, riscuotendo attenzione e ammirazione.

Marini cominciò a trasformare ad uso industriale i motori prodotti dall’azienda, applicandoli alle prime macchine per la manutenzione stradale e registrando una gran quantità di brevetti (alla fine degli anni Venti, Marini possedeva ben 32 brevetti in questo campo). La prima applicazione riguardò una spruzzatrice di emulsione bituminosa, che utilizzava la pressione dell’aria.
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L'esordio nel campo della costruzione di macchine per i lavori stradali

Negli anni 1936-37 circa, Giuseppe Marini progettò e costruì una centrale per la fabbricazione dell'emulsione, cioè per miscelare caldo bitume e acqua.
Marini realizzò anche una macchina per la produzione dell’asfalto colato, composta di un carro a ruote su cui era sistemata una caldaia per la fusione del bitume e di un forno formato a U coibentato con amianto, che all’interno aveva un albero rotante su cui erano fissati dei bracci con delle pale che rasentavano la corazza del forno; durante l’operazione di impasto, queste pale giravano e miscelavano il bitume con la polvere di roccia asfaltica, formando il composto denominato “asfalto colato”.
Marini a quell’epoca costruì anche un piccolo tamburo essiccatore rotante con pale interne, corredato di un bruciatore per essiccare il pietrischetto.

Quella che, coi criteri di oggi, potrebbe sembrare una piccola azienda era dunque, per l’epoca, un’impresa di tutto rispetto. Il numero delle ditte impegnate, nella provincia di Ravenna, in lavorazioni meccaniche era, nel 1927, di 1.014 per un totale di 2.281 addetti.
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La Seconda Guerra Mondiale

Un grave lutto aveva colpì la famiglia Marini nella notte del 5 maggio 1945, alcuni uomini prelevarono dalla sua casa Giuseppe Marini. La scomparsa del fondatore fu un duro colpo per l’intera azienda.

Registrata il 16 settembre 1948, della “Officina Meccanica Marini” dei fratelli Marino e Roberto: «la Società», si legge nel rogito notarile, «ha per iscopo la fabbricazione e la riparazione di macchine per lavori stradali e motori in genere».
In questo periodo, infatti, la Marini, che aveva già portato il livello occupazionale a 80 dipendenti, si dedicò all’acquisto e alla vendita di macchine stradali dai depositi URAR di Bari, Foggia, Napoli e Roma. Con lo stesso scopo la Marini entrò a far parte, nel 1950, della società “Le Strade Meridionali” (trasformatasi, nel 1954, in CICSA); esperienza quest’ultima che doveva concludersi solo nel 1978.
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Una nuova età per la nazione e per la Marini: l’Autostrada del Sole

La Marini di Alfonsine cominciò a fornire i primi impianti da 120 T/h alla Società Concessioni e Costruzioni Autostrade Spa. In breve, l’ottimo funzionamento delle macchine Marini aprì la porta a collaborazioni sempre più intense con l’ente che gestiva le autostrade italiane.

Contemporaneamente all’espansione delle vendite in Italia, anche collegate alla dimostrazione di affidabilità offerta con l’Autostrada del Sole, la Marini ricominciò a guadagnare quote sempre più ampie di mercato estero. Ai “tradizionali” mercati dell’Europa dell’Est, si aggiunsero quelli dell’area mediterranea (come l’Egitto) e dell’Europa occidentale (quali la Francia dal 1961, la Svizzera dal 1963, la Germania). Nel 1966 si ebbe addirittura la prima commessa dalla Cina.
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Nel 1973 l’azienda, da Società in nome collettivo si trasformò in Società in accomandita semplice col nome di “Officina Meccanica Marini di Marino e Roberto Marini & C. Sas”. L’anno seguente mutò di nuovo la ragione sociale, che divenne “Officina Meccanica Marini Spa”, per diventare poi, nel 1979, “Marini Spa”.

«Sin da quando ero un ragazzo, ho sempre sognato di poter comprare una macchina Marini…. »
M. Clément Fayat, il fondatore del gruppo

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Il passaggio al Gruppo Fayat

Luglio del 1988: venuto a conoscenza che la Marini era sul mercato, subito dopo una visita preliminare, il Gruppo Fayat inviò una squadra di analisti per un auditing di una settimana, al cui termine iniziò una stringente trattativa al massimo livello con la famiglia Marini.
Così il Gruppo Fayat in settembre subentrava ufficialmente nella compagine societaria, acquisendone l’80% e immettendovi capitali freschi per 10 miliardi di lire (nel giro di un anno anche il restante delle azioni passò alla Fayat, e alla famiglia Marini restarono solo poche quote di carattere “affettivo” e simbolico). Pietro Marini è riconfermato Direttore Generale, e il giovane Jean Claude Fayat è nominato Amministratore Delegato, col compito di seguire la Marini a tempo pieno. Roberto Marini è nominato Presidente Onorario della Società, carica che ricopre per alcuni mesi, prima di ritirarsi nella primavera del 1989.
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Divisione Impianti e Macchine per Costruzioni Stradali

Nel gennaio del 2000 ha ottenuto l’importante e prestigiosa certificazione di qualità ISO 9001: tutto il suo processo produttivo, dal progetto alla realizzazione, è cioè documentato, documentabile e certificabile secondo i massimi standard qualitativi.
In Marini lavorano circa 350 dipendenti, di cui 200 operai e il restante impiegati, tecnici e dirigenti.Gli impianti prodotti sono sia “continui” che “discontinui”, soprattutto i secondi, oggi preferiti dai mercati. All’inizio degli anni Novanta la Marini ideò, brevettò e costruì anche l’EMCC, un impianto “continuo in controcorrente”, ecologicamente avanzato in quanto abbatteva la fuoriuscita dei fumi inquinanti.
Nei primi anni 2000, si è giunti nello stabilimento di Alfonsine a una importante e strategica riorganizzazione complessiva dei processi produttivi, attraverso una divisionalizzazione aziendale in due distinte unità operative: "Divisione Impianti e Macchine per Costruzioni Stradali”, in cui sono state raggruppate in modo coordinato e sinergico le aziende del Gruppo che costruiscono questi prodotti.
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L’acquisizione della Bomag da parte della Fayat ha portato a una progressiva integrazione della Divisione Macchine Marini con la Bomag stessa, finché dall’ottobre 2006 le macchine costruite nello stabilimento di Alfonsine hanno cominciato ad uscire col marchio Bomag e a fare riferimento alla rete distributiva di quest’ultima (con la conseguente incorporazione delle filiali in USA e in Gran Bretagna).
Anche relativamente al settore impianti ci sono state profonde trasformazioni.
Per quanto riguarda la Cina, nell’aprile del 2003 c’è stato uno sviluppo degli stabilimenti di produzione con l’acquisizione da parte della Marini della totalità delle azioni della joint venture con il partner cinese e l’acquisto di nuovo terreno, capannoni e attrezzature dando inizio a quella che è diventata la MFL, Marini Fayat Langfang.

Per restare al settore impianti, va ricordato che è stata messa in produzione una nuova famiglia di questi, specificamente il modello “Top Tower”, presentato per la prima volta a Parigi nel corso di Intermat 2006 (e cogliamo qui l’occasione per segnalare che nell’edizione 2003 della stessa Fiera la Marini ha ricevuto la Medaglia d’argento del Premio Innovazione per l’impianto semovente di riciclaggio a freddo MCR 250).
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Espansione commerciale e di gamma

Per quanto riguarda la commercializzazione va ricordata, nell’ottica di una sempre più marcata internazionalizzazione, la costituzione della "Marini India" nel novembre del 2007, e ultima quella della “Fayat Middle East” a Dubai, avviata nel giugno del 2008 e ultima quella della Marini Turchia nel 2012; strutture del marchio Fayat che sono operativamente gestite e controllate dalla Marini.

In questi anni si è dedicata una particolare attenzione progettuale e tecnica nella realizzazione di impianti per il conglomerato bituminoso per un minor impatto ambientale e bassi consumi. Assistiamo così all'ampliamento dell'offerta con la gamma BE TOWER per gli impianti fissi e XPRESS per i mobili trasferibili su ruote.

"120 years" Marini - Fayat Group 1899 - 2019

Una storia di intuizioni, di impegno e di passione, di progetti, di visione del futuro, di rispetto dell’ambiente e soprattutto di persone, uomini e donne che hanno contribuito allo sviluppo crescente dell’azienda.

Un pensare alla produzione di asfalto in maniera differente, "think further": nascono il CLASS TOWER e il MASTER TOWER capaci di riutilizzare alte percentuali di fresato garantendo fino al 100% di riciclato.

 

"120 years"