Gli inizi
Nel 1909 la ditta ottenne la Medaglia d’Oro alle Esposizioni Riunite di Firenze. Nel 1910 bissò tale riconoscimento a Parigi, in occasione dell’Esposizione delle Industrie Moderne.
I primi motori
Nel 1925, la produzione motociclistica della Marini fu esposta al Salone dell’Auto nell’ambito della Fiera Campionaria di Milano, riscuotendo attenzione e ammirazione.
Marini cominciò a trasformare ad uso industriale i motori prodotti dall’azienda, applicandoli alle prime macchine per la manutenzione stradale e registrando una gran quantità di brevetti (alla fine degli anni Venti, Marini possedeva ben 32 brevetti in questo campo). La prima applicazione riguardò una spruzzatrice di emulsione bituminosa, che utilizzava la pressione dell’aria.
L'esordio nel campo della costruzione di macchine per i lavori stradali
Marini realizzò anche una macchina per la produzione dell’asfalto colato, composta di un carro a ruote su cui era sistemata una caldaia per la fusione del bitume e di un forno formato a U coibentato con amianto, che all’interno aveva un albero rotante su cui erano fissati dei bracci con delle pale che rasentavano la corazza del forno; durante l’operazione di impasto, queste pale giravano e miscelavano il bitume con la polvere di roccia asfaltica, formando il composto denominato “asfalto colato”.
Marini a quell’epoca costruì anche un piccolo tamburo essiccatore rotante con pale interne, corredato di un bruciatore per essiccare il pietrischetto.
Quella che, coi criteri di oggi, potrebbe sembrare una piccola azienda era dunque, per l’epoca, un’impresa di tutto rispetto. Il numero delle ditte impegnate, nella provincia di Ravenna, in lavorazioni meccaniche era, nel 1927, di 1.014 per un totale di 2.281 addetti.
La Seconda Guerra Mondiale
Registrata il 16 settembre 1948, della “Officina Meccanica Marini” dei fratelli Marino e Roberto: «la Società», si legge nel rogito notarile, «ha per iscopo la fabbricazione e la riparazione di macchine per lavori stradali e motori in genere».
In questo periodo, infatti, la Marini, che aveva già portato il livello occupazionale a 80 dipendenti, si dedicò all’acquisto e alla vendita di macchine stradali dai depositi URAR di Bari, Foggia, Napoli e Roma. Con lo stesso scopo la Marini entrò a far parte, nel 1950, della società “Le Strade Meridionali” (trasformatasi, nel 1954, in CICSA); esperienza quest’ultima che doveva concludersi solo nel 1978.
Una nuova età per la nazione e per la Marini: l’Autostrada del Sole
Contemporaneamente all’espansione delle vendite in Italia, anche collegate alla dimostrazione di affidabilità offerta con l’Autostrada del Sole, la Marini ricominciò a guadagnare quote sempre più ampie di mercato estero. Ai “tradizionali” mercati dell’Europa dell’Est, si aggiunsero quelli dell’area mediterranea (come l’Egitto) e dell’Europa occidentale (quali la Francia dal 1961, la Svizzera dal 1963, la Germania). Nel 1966 si ebbe addirittura la prima commessa dalla Cina.
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«Sin da quando ero un ragazzo, ho sempre sognato di poter comprare una macchina Marini…. »
M. Clément Fayat, il fondatore del gruppo
Il passaggio al Gruppo Fayat
Così il Gruppo Fayat in settembre subentrava ufficialmente nella compagine societaria, acquisendone l’80% e immettendovi capitali freschi per 10 miliardi di lire (nel giro di un anno anche il restante delle azioni passò alla Fayat, e alla famiglia Marini restarono solo poche quote di carattere “affettivo” e simbolico). Pietro Marini è riconfermato Direttore Generale, e il giovane Jean Claude Fayat è nominato Amministratore Delegato, col compito di seguire la Marini a tempo pieno. Roberto Marini è nominato Presidente Onorario della Società, carica che ricopre per alcuni mesi, prima di ritirarsi nella primavera del 1989.
Divisione Impianti e Macchine per Costruzioni Stradali
In Marini lavorano circa 350 dipendenti, di cui 200 operai e il restante impiegati, tecnici e dirigenti.Gli impianti prodotti sono sia “continui” che “discontinui”, soprattutto i secondi, oggi preferiti dai mercati. All’inizio degli anni Novanta la Marini ideò, brevettò e costruì anche l’EMCC, un impianto “continuo in controcorrente”, ecologicamente avanzato in quanto abbatteva la fuoriuscita dei fumi inquinanti.
Nei primi anni 2000, si è giunti nello stabilimento di Alfonsine a una importante e strategica riorganizzazione complessiva dei processi produttivi, attraverso una divisionalizzazione aziendale in due distinte unità operative: "Divisione Impianti e Macchine per Costruzioni Stradali”, in cui sono state raggruppate in modo coordinato e sinergico le aziende del Gruppo che costruiscono questi prodotti.
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Anche relativamente al settore impianti ci sono state profonde trasformazioni.
Per quanto riguarda la Cina, nell’aprile del 2003 c’è stato uno sviluppo degli stabilimenti di produzione con l’acquisizione da parte della Marini della totalità delle azioni della joint venture con il partner cinese e l’acquisto di nuovo terreno, capannoni e attrezzature dando inizio a quella che è diventata la MFL, Marini Fayat Langfang.
Per restare al settore impianti, va ricordato che è stata messa in produzione una nuova famiglia di questi, specificamente il modello “Top Tower”, presentato per la prima volta a Parigi nel corso di Intermat 2006 (e cogliamo qui l’occasione per segnalare che nell’edizione 2003 della stessa Fiera la Marini ha ricevuto la Medaglia d’argento del Premio Innovazione per l’impianto semovente di riciclaggio a freddo MCR 250).
Espansione commerciale e di gamma
In questi anni si è dedicata una particolare attenzione progettuale e tecnica nella realizzazione di impianti per il conglomerato bituminoso per un minor impatto ambientale e bassi consumi. Assistiamo così all'ampliamento dell'offerta con la gamma BE TOWER per gli impianti fissi e XPRESS per i mobili trasferibili su ruote.
"120 years" Marini - Fayat Group 1899 - 2019
Una storia di intuizioni, di impegno e di passione, di progetti, di visione del futuro, di rispetto dell’ambiente e soprattutto di persone, uomini e donne che hanno contribuito allo sviluppo crescente dell’azienda.
Un pensare alla produzione di asfalto in maniera differente, "think further": nascono il CLASS TOWER e il MASTER TOWER capaci di riutilizzare alte percentuali di fresato garantendo fino al 100% di riciclato.